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"Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario"
George Orwell
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lunedì 17 dicembre 2007

I dipendenti di Bankitalia contro il piano Draghi

di Lorenzo Moore www.rinascita.info
Si sono astenuti dal lavoro ieri per l’intera giornata i dipendenti della Banca d’Italia, decisi a lottare contro il progetto di ristrutturazione dell’istituto che prevede la chiusura di quasi la metà delle filiali attualmente operative nello Stivale. Un piano che coinvolge quasi 1.200 dipendenti che saranno costretti a trasferirsi di sede o ad accettare una mobilità forzata con ammortizzatori di durata spesso inferiore all’anno. I sostenitori della ristrutturazione, per quanto riguarda le ricadute occupazionali, ha sottolineato il segretario generale della Falbi, Luigi Leone, “pensano di risolvere il problema sociale delle famiglie offrendo le mance in cambio del trasferimento di ufficio, dello sventramento delle famiglie e del peggioramento della qualità della vita”. Il progetto, come ha più volte sottolineato la Falbi, il sindacato più rappresentato a via Nazionale che ha proclamato lo sciopero, non avrebbe ricadute solo occupazionali ma anche in termini di sicurezza e aggravi di rischi e costi per imprese e famiglie nonché l’abbandono del territorio con un prevedibile aumento dei fenomeni criminali e dei rischi legati al ridotto controllo sulle crescenti società finanziarie, le Sgr.
Il governatore Mario Draghi, ha dichiarato ancora il leader del sindacato, pretende “di fare una riforma che danneggia il Paese e i cittadini”, con “costi indiretti” per gli italiani, in quanto sarebbero costretti ad andare in altre province per avere i servizi oggi forniti localmente, e “costi diretti”, perché i servizi forniti dalle altre banche e dalle Poste in sostituzione della Banca d’Italia sarebbero “a pagamento”.
Decisi a non mollare e ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle conseguenze del progetto, i dipendenti proseguiranno la protesta nei giorni 17, 19, 24, 27 e 31 dicembre con il blocco delle prestazioni straordinarie.
Questa modalità, inizialmente prevista in modo consecutivo dal 14 al 31 dicembre, è stata poi modificata a seguito di una dubbia iniziativa della Commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali che, lo scorso 7 dicembre, ha comunicato con lettera “urgente” che il “blocco delle prestazioni straordinarie” è “da ritenersi in contrasto con la vigente disciplina”. Una tesi “incredibile”, per la Falbi che ha evidenziato come la Commissione abbia equiparato il lavoro “straordinario” alle prestazioni lavorative “ordinarie”, assoggettandolo al divieto di astensione previsto in alcune giornate.
“Mai, nelle precedenti occasioni, la Commissione aveva assunto decisioni della specie”, lamenta in una nota il sindacato, sottolineando la “prepotenza” e invitando ad una riflessione sulla possibile esistenza di una “accorta regia” volta a creare ostacoli sul cammino dell’opposizione al “progetto di falcidia della rete periferica”.
L’ipotesi, a ben vedere, non è proprio peregrina se si considera che l’iniziativa fa seguito ad un anomalo ritardo da parte della Questura di Roma nell’autorizzare la manifestazione di ieri davanti a Palazzo Koch, nonostante Roma sia la città dove “con quotidiana frequenza, si svolgono cortei e manifestazioni in ogni luogo”. Per non parlare dei dubbi legati al sostanziale allineamento delle altre rappresentanze sindacali e all’incredibile coincidente e improvvisa loquacità che ha colpito molti dirigenti dell’istituto, favorevoli al progetto, che da qualche giorno esternano “contro il contante” togliendo visibilità allo sciopero, passato sotto silenzio da molti media, agenzie e giornali…
C’è poi un’altra cosa da dire: secondo il piano, elaborato per la prima volta da Padoa Schioppa nel 1993 e bloccato dall’ex governatore Antonio Fazio, a livello locale resterebbero attivi solo i capoluoghi di Regione più poche altre filiali. Le sedi degli altri uffici, in genere ubicate in palazzi di pregio delle città, verrebbero venduti monetizzando immobili che, essendo dell’istituto, appartengono ai cittadini. Risorse che, una volta incamerate, potrebbero finire nelle mani degli azionisti (banche comprese), in quelle della politica a copertura delle spese (e degli sprechi) o, peggio, in quelle della Bce che con l’unificazione dell’area Ue vedrà le banche centrali dei Paesi membri confluire nell’istituto di Francoforte...

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La verità è quella che vi dicono. E poi il problema in Italia non è mai stato tanto di saperla, ma che saputala tutto resta uguale. Credete forse oggi voi di essere liberi? Votate per dieci volte l'anno gente che a volte neanche conoscete e che una volta eletta fa ciò che vuole, acciuccia e si spartisce.
Sempre comanderà un'oligarchia che vi inganna col gioco delle parti.

E allora? Dov'è povero postero il guadagno?
La dittatura è un sistema per opprimere il popolo.
La democrazia è un sistema per costringere il popolo a opprimersi da solo.

Ma ricordate: un popolo che perde la sua memoria...
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