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"Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario"
George Orwell
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venerdì 7 dicembre 2007

Kosovo: Kostunica condanna le strategie atlantiche

di Andrea Perrone www.rinascita.info

I serbi si oppongono alla secessione del Kosovo e puntano il dito contro gli Usa e la Nato, favorevoli alle manovre indipendentiste dei loro sodali albanesi.
Con piglio deciso il primo ministro serbo, il filo-occidentale Vojislav Kostunica, ha tuonato all’indirizzo di Washington denunciando il ruolo perverso svolto, in tutti questi anni, dagli Usa contro la Serbia. In un’intervista all’agenzia serba Tanjug Kostunica ha osservato a ragion veduta che nel caso in cui gli Stati Uniti concedessero il loro assenso ai separatisti albanesi nel proclamare l’indipendenza di Pristina da Belgrado, diverrebbe completamente chiaro perché la Nato avrebbe bombardato in passato la Serbia e perché le truppe della Nato entrarono successivamente nel Kosovo.
“Lo scopo principale - ha asserito Kostunica nell’intervista - è la creazione di uno Stato-marionetta della Nato in cui come è stato specificato nell’allegato 11 del piano Ahtisaari, il cui supremo e definitivo organo di potere diverrebbe l’alleanza della Nato”.
Il primo ministro ha voluto poi puntualizzare come la Serbia abbia deciso invece di rivelare e resistere a questa violenza, rifiutando il piano Ahtisaari, respingendo così anche il progetto dello Stato-marionetta in mano alla Nato.
“Per la Serbia - ha proseguito Kostunica - c’è la risoluzione 1244, c’è la Carta dell’Onu e c’è la Costituzione serba, tutte garantiscono che la provincia del Kosovo-Metohija è parte integrale e inseparabile della Serbia”.
A rincarare la dose dopo Kostunica sulla questione del Kosovo e sulla volontà dei serbi di veder rispettati i loro legittimi diritti è intervenuto anche il suo consigliere, Srdjan Djuric, che ha voluto sottolineare come “tutti i cittadini serbi sanno che una decisione unilaterale di indipendenza non verrebbe realizzata dalla maggioranza nazionale albanese nella nostra provincia meridionale, ma che saranno gli Stati Uniti a decidere su tutto ciò”.
È un momento difficile questo per la regione serba del Kosovo e per la sovranità di Belgrado nell’area. I tentativi di ottenere la secessione da parte dei kosovari albanesi continua senza sosta, con l’aiuto di Washington, della Nato e naturalmente dei britannici, da sempre in prima fila nel garantire gli interessi statunitensi nel Vecchio Continente. A tale riguardo, infatti, il ministro britannico per l’Europa, Jim Murphy, ha sottolineato che il suo Paese sosterrà l’indipendenza del Kosovo.
“La Gran Bretagna appoggia l’indipendenza del Kosovo - ha dichiarato Murphy - ma quella indipendenza non ci dovrà prendere di sorpresa. La comunità internazionale vuole soddisfare la sua promessa al Kosovo, e ciò significa che il governo del Kosovo coopererà con la comunità internazionale affinché ogni elemento del processo sia definito con precisione. È importante che tanti Paesi quanto è possibile riconoscano l’indipendenza del Kosovo”. Proprio sul sito della BBC in lingua albanese Murphy ha sottolineato che la Gran Bretagna riconoscerà il Kosovo quando i tempi saranno maturi. Il ministro non si è fermato qui nei suoi progetti antiserbi e ha proseguito dichiarando che il Regno Unito e la maggioranza dei Paesi europei hanno affermato che non permetteranno che il veto di uno solo Paese possa fermare la comunità internazionale dal garantire le promesse fatte al Kosovo sull’indipendenza e la sua sovranità unilaterale.
Dichiarazioni in linea con quelle rilasciate ieri dallo stesso ministro degli Esteri di Londra, David Miliband, che anche lui ha confermato il progetto britannico di sostenere le strategie secessioniste degli occupanti albaneni. Per Miliband, inoltre, una dichiarazione unilaterale del Kosovo non metterebbe a rischio altre realtà identitarie presenti in Europa (Catalogna, Paesi Baschi e Irlanda del Nord) che puntano anche loro all’indipendenza da altri Stati. Intanto, sul quotidiano austriaco Die Presse, il diplomatico di Vienna, Albert Rohan, numero due dell’inviato dell’Onu Martti Ahtisaari, che ha collaborato con quest’ultimo all’odiosa stesura del piano sullo status della provincia, ha dichiarato in un’intervista: “Nessuno può impedire l’indipendenza del Kosovo”. Ogni ulteriore rinvio potrebbe “destabilizzare pericolosamente” i Balcani, ha ammonito Rohan, “e chiunque ne sia la causa dovrà assumersene la responsabilità”. “Ogni voce nell’Unione europea che si pronunci a favore di opzioni irrealistiche o di un rinvio di una decisione - ha avvertito ancora il diplomatico austriaco - rafforza la resistenza della Serbia e la posizione della Russia”. Dai Balcani, intanto, il generale John E. Daveron, comandante delle forze di occupazione della missione Nato Kfor, ha sottolineato che il suo contingente è pronto ad affrontare un potenziale conflitto in Kosovo. Una dichiarazione che evidenzia quanto sia grave la situazione nell’area. Pronta ad esplodere da un momento all’altro, in virtù delle strategie atlantiche del divide et impera.
Piuttosto sibilline sono state anche le dichiarazioni rilasciate sempre ieri dal rappresentante Ue della Troika, Wolfang Ischinger, che ha dichiarato l’esistenza di una “convergenza di vedute” su come affrontare l’annoso problema del Kosovo in seno all’Unione europea. Non è da escludere infatti che nonostante alcune resistenze dei Paesi che si oppongono a parole al progetto si stia per ottenere una silenziosa unanimità a Bruxelles sulla secessione di Pristina. Come sembra oramai circolare da giorni persino in ambienti diplomatici dell’Ue da gennaio 2008 anche Bruxelles darebbe il suo assenso alle manovre dei narco-atlantici albanesi per una secessione unilaterale. Ma la realtà è più complessa le presidenziali serbe costituirebbero un ostacolo immediato, superabile soltanto dopo il ballottaggio del 3 febbraio.
Da quel momento in poi quasi sicuramente gli occupanti albanesi del Kosovo avrebbero mano libera per “gentile concessione” dei loro gendarmi di Washington. Visto che se vincesse il leader dei nazionalisti serbi del Partito Radicale, Tomislav Nicolic, sul suo avversario l’attuale presidente Boris Tadic, invertendo così il trend dell’estate del 2004 quando quest’ultimo vinse al ballottaggio contro Nikolic con il 53,24% dei voti. In questo caso la situazione potrebbe cambiare ed avere dei risvolti diversi per gli alleati dell’impero a stelle e strisce.

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La verità è quella che vi dicono. E poi il problema in Italia non è mai stato tanto di saperla, ma che saputala tutto resta uguale. Credete forse oggi voi di essere liberi? Votate per dieci volte l'anno gente che a volte neanche conoscete e che una volta eletta fa ciò che vuole, acciuccia e si spartisce.
Sempre comanderà un'oligarchia che vi inganna col gioco delle parti.

E allora? Dov'è povero postero il guadagno?
La dittatura è un sistema per opprimere il popolo.
La democrazia è un sistema per costringere il popolo a opprimersi da solo.

Ma ricordate: un popolo che perde la sua memoria...
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