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"Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario"
George Orwell
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martedì 5 febbraio 2008

Pentagono: il web è un sistema d’arma nemico

di Maurizio Blondet www.effedieffe.com
Il documento del Pentagono si chiama «Information Operations Roadmap»: stilato nel 2003, segretato con la classe noforn (not for release to foreign nationals, including allies: non diffondere a stranieri, alleati inclusi), è stato declassificato il gennaio 2006 - in base alla legge sulla libertà d'informazione (Freedom of Information Act - su richiesta del National Security Archive della George Washington University (1).
Si tratta delle operazioni militari da condurre nella sfera dell'informazione, guerra elettronica, propaganda, operazioni psicologiche, coinvolgimento di giornali esteri.
In questo documento, si dice che internet deve essere trattato come un sistema d'arma nemico.

Al punto 6 si legge: «Dobbiamo combattere la Rete (We must fight the Net). Il Dipartimento Difesa sta creando una forza 'information-centric'. Le reti sono sempre più centri di gravità operativi, e il Dipartimento deve essere pronto a combattere la Rete».
Al punto 7 su parla di «migliorare le capacità IO (information operations) per la guerra guerreggiata», fra cui un «nutrito arsenale di capacità offensive che comprendano l'attacco a tutto campo all'elettronica e alla rete di computer». […] «Quando applicate, queste raccomandazioni innescheranno efficacemente un rapido miglioramento della capacità di attacco delle reti di computer».
Al punto 13: «La strategia di 'difesa in profondità' del ministero Difesa deve agire sul presupposto che il Dipartimento 'combatterà la Rete' come fosse un sistema d'arma».
Lo scopo è raggiungere «la superiorità nella guerra d'informazione».

Non è difficile riconoscere qui il gergo buro-militaresco di Donald Rumsfeld e la sua utopia bellica ipertecnologica, la Revolution in Military Affairs.
Non a caso la firma di Rumsfeld, con quella di Cheney e di Paul Wolfowitz si trova in calce del rapporto al presidente, intitolato «Rebuilding the american Defense» (ricostruire la difesa americana) dove costoro - riuniti nella fondazione chiamata PNAC (Project for a New American Century), auspicavano «una nuova Pearl Harbour» come «evento catalizzatore» necessario per convincere i contribuenti americani a pagare per le future guerre per «estendere la leadership globale americana».

In questo documento, diffuso nel 2001 (un anno prima della auspicata nuova Pearl Harbour dell'11 settembre) un intero paragrafo è consacrato alla lo spazio «e cyberspazio» come nuovo teatro di operazioni: (2) «E' oggi comune la consapevolezza che l'informazione e le nuove tecnologie […] stanno creando una dinamica che minaccia la capacità americana di esercitare la sua superiore potenza militare» (pagina 4).
«[…] Controllo dello spazio e del cyberspazio: come il controllo dei mari aperti e la protezione della navigazione internazionale definiva in passato le potenze globali, così il controllo dei nuovi 'spazi comuni internazionali' sarà essenziale per il potere mondiale del futuro. Un'America incapace di proteggere i suoi interessi […] nello spazio o nella 'info-sfera' avrà difficoltà ad esercitare la leadership politica globale» (pagina 51).
«Benchè il processo di trasformazione possa occupare decenni […] ad un certo punto […] il combattimento avrà luogo in nuove dimensioni: lo spazio, il cyberspazio, e forse il mondo dei batteri» (pagina 60).

Nel documento del 2003, Information Operation Roadmap, si accenna a progetti per «assicurare la garbata degradazione (sic) della Rete, piuttosto che la sua interruzione» (pagina 45), evidentemente per non allarmare l'opinione pubblica con il puro e semplice accecamento della fonte di informazioni incontrollate.
Di questo progetto fa parte probabilmente «Internet 2», che farà deperire «spontaneamente» il sistema aperto e gratuito che conosciamo, costringendo le centinaia di milioni di internauti a servirsi della nuova - rete, a pagamento, tassabile, e di conseguenza censurabile e non più anonima.

E' lo stesso processo già da anni in corso per la TV: le TV captabili per onde vengono sempre più svuotate di contenuti, sempre più stupide e ripetitive, onde obbligare ad iscriversi alle TV via cavo o con decoder: ciò che permette non solo di assoggettare a canoni dispendiosi, ma anche
(e soprattutto) di stabilire l'identità dell'abbonato, il suo indirizzo e il suo «profilo», le sue preferenze e i suoi gusti.

Già in Cina chi si connette a siti sgraditi al regime vede comparire sul video un poliziotto-cartoon, sistema efficace per intimidire gli audaci tentati dal dissenso.

Nel documento del Pentagono decretato si legge esplicitamente: «L'informazione, sempre importante in guerra, è oggi essenziale al successo militare e lo diverrà sempre più. […] La capacità di disseminare rapidamente 'informazioni persuasive' [ossia propaganda] a pubblici diversi onde influenzare direttamente le loro decisioni è un mezzo sempre più potente di dissuasione degli aggressori».
La disseminazione di «informazioni persuasive», si aggiunge, deve essere centralizzata «sotto la responsabilità del segretario alla Difesa».
L'informazione, né più né meno, diventa «una competenza militare diretta alla pari con le operazioni d'aria, di terra, di mare e speciali».

E' un passo avanti decisivo nel totalitarismo: dopotutto Goebbels, il mago della propaganda hitleriana, era un civile.
Qui si propone la diretta sottomissione delle informazioni all'apparato militare.

Infatti, Rumsfeld nel documento sottolinea la «necessità di assicurare la coerenza del messaggio» (pagina 23).
Ciò richiede «la coordinazione con gli affari pubblici e le operazioni civili-militari».
Sarebbe una sciagura se «i vari organi del governo diffondessero messaggi incoerenti a pubblici stranieri. Attualmente 'il Dipartimento di Stato (ossia gli Esteri) guida la diplomazia pubblica […] col ministero della Difesa ridotto a un ruolo di supporto'. Ciò deve cambiare. [Perciò] tutte le attività informative di questi enti e agenzie devono essere integrate e coordinate sotto il 'DOD', Dipartimento della Difesa, ossia dal Pentagono. Il solo che ha il diritto di 'formare i temi e i messaggi […] in coerenza con gli obbiettivi strategici e la sicurezza nazionale».
Insomma: censura militare e disinformazione militare.

Sotto il Pentagono, le notizie diventano «Information Operations»: le quali sono così definite: «L'impiego integrato di capacità di guerra elettronica, di operazioni su reti di computer, di operazioni psicologiche, di inganno militare e sicurezza […] per influenzare, interrompere, corrompere o usurpare il processo decisionale dell'avversario, mentre si protegge il proprio» (pagina 22).
La rilettura di questo testo assume un significato di fronte all'accidentale rottura di tre cavi coassiali nel Golfo, che hanno isolato dal web l'Iran e l'Egitto, ma non Israele e l'Iraq occupato.

Chi scrive, nella sua ingenuità, riteneva che la notizia sarebbe apparsa il giorno dopo sui principali giornali occidentali.
Invece, silenzio totale, il che è anche più allarmante.

L'allarme è cresciuto quando tutti i giornali hanno dato straordinario rilievo alla notizia della strage di Baghdad, compiuta mandandovi due povere ragazze mongoloidi: anziché trarne la conclusione che questo rivelava qualcosa di interessante sui cosiddetti «kamikaze islamici», hanno espresso il più vibrante sdegno per una poco identificata «guerriglia» islamica (nemmeno hanno precisato che è stata «al Qaeda in Iraq», come di solito) che sarebbe la mandante di questo orrore.
La fonte della notizia, con il particolare agghiacciante delle due down usate come strumenti telecomandati, è una sola: il governo iracheno sotto controllo del Pentagono.
Certe stragi indiscriminate che sembrano avere il solo scopo di screditare e suscitare disprezzo per
i mandanti si chiamavano, in Italia, «strategia della tensione» ed erano per lo più operazioni di Stato.

Bisogna ricordare che nessun giornale, tranne il britannico Guardian (3), diede notizia di una «information operation» con cui l'FBI chiuse - il 10 settembre 2001, «un giorno prima dell'attacco al World Trade Center» - ben 500 siti arabi o musulmani che facevano capo ad un server del Texas, la InfoCom Corporation.
Ottanta agenti fecero irruzione nella ditta, accecarono i siti (fra cui la pagina web di Al-Jazeera, di Al-Sharq giornale del Katar, e della università palestinese Birzeit in Cisgiordania, Territori Occupati), facendo poi copie di tutti gli hard-disk.
La InfoCom, proprietà di due fratelli di origine palestinese, Ghassan e Bayan Elashi, operava senza problemi dal 1982 in Texas.
Usava come dominio «iq», che sta per Iraq.
Secondo i due fratelli, l'irruzione dei poliziotti era dovuta ad una denuncia del noto neocon ebreo Daniel Pipes, autoproclamatosi esperto di Medio Oriente.

Costui, sul Wall Street Journal del 13 agosto 2001, aveva scritto: «Le autorità federali devono usare gli strumenti che hanno già a disposizione per chiudere quei siti web e le organizzazioni che ci stanno dietro… E' venuto il momento per gli USA di sostenere Israele».
Non era ancora venuto: venne un mese dopo, con la nuova Pearl Harbour dell'11 settembre.
Dunque c'è un precedente alla misteriosa tranciatura dei cavi nel Golfo Persico.
Anche allora, per la ovvia urgenza, non si aspettò il «degrado dolce» del web, ma si optò per la interruzione, il «collapse», di possibili fonti d'informazione alternative.

In questi giorni, il 2 febbraio, il generale israeliano Udi Shani, ha avvertito gli israeliani di preparare con urgenza un «rifugio anti-razzo» (rocket room) in ogni abitazione.
Non solo a Sderot o nelle zone del nord raggiunte dai missili Hezbollah nella campagna del Libano.
«La prossima guerra», ha detto il generale, «vedrà un uso massiccio di missili balistici sull'intero territorio di Israele» (4).
«Oggi si devono prevedere attacchi nella retrovia, e dobbiamo prepararci a questa eventualità in modo totalmente diverso».

Un altro ufficiale, colonnello Yehiel Kuperstein, ha aggiunto: «La protezione dei civili oggi deve essere assicurata dentro le loro abitazioni… oggi in Israele solo un terzo degli appartamenti hanno una camera capace di dare rifugio, con mura rinforzate. E non hanno né filtri d'aria né sistemi di ventilazione per potervi restare per lungo tempo».
Questi consigli sono stati dati per radio, nell'ambito di un programma militare di difesa passiva in vista di futuri conflitti «alla luce delle lezioni tratte dalla guerra in Libano».
Oltre a trasmissioni radio e TV, sono stati distribuiti opuscoli in sei lingue con le relative istruzioni.

Il primo febbraio, la Reuters ha reso noto un recente piano del Pentagono sulla «preparazione a rispondere ad un attentato chimico, biologico o nucleare all'interno degli Stati Uniti» (5).
Il rapporto prevede 15 scenari catastrofici, «un attacco nucleare, una serie di attentati con bombe sporche, un attentato con antrace aerosol o una serie di attentati chimici».

In coincidenza, il presidente Bush ha chiesto al Congresso di approvare un aumento del bilancio del Pentagono, per il 2009, del 7,50% rispetto al 2008: fino a 515,4 miliardi di dollari.
Il Congresso approverà, e il prossimo presidente, democratico o repubblicano, farà altrettanto.
Il ministro francese della Difesa, Hervè Morin (il nome è ebraico), ha assicurato che l'Iran continua ha tentare di costruirsi l'atomica (6).

Sanno qualcosa che noi non sappiamo, costoro?


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Note
1) Brent Jessop «Full spectrum information warfare», Knowledge Driven Revolution, 5 novembre 2007.
2) Brent Jessop, «Pentagon: The internet needs to be dealt with as if it were an enemy weapons ystem» GlobalResearch, 2 febbraio 2008.
3) Brian Whitaker, «US pulls the plug on Muslim websites», Guardian, 10 settembre 2001.
4) «Israelis told to prepare 'rocket rooms' for war». AFP, 2 febbraio 2008.
5) «Pentagon rejects report, says ready for WMD attack», Reuters, 1 febbraio 2008.
6) «French defence minister says Iran still pursuing nuclear arms», AFP, 1 febbraio 2008

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La verità è quella che vi dicono. E poi il problema in Italia non è mai stato tanto di saperla, ma che saputala tutto resta uguale. Credete forse oggi voi di essere liberi? Votate per dieci volte l'anno gente che a volte neanche conoscete e che una volta eletta fa ciò che vuole, acciuccia e si spartisce.
Sempre comanderà un'oligarchia che vi inganna col gioco delle parti.

E allora? Dov'è povero postero il guadagno?
La dittatura è un sistema per opprimere il popolo.
La democrazia è un sistema per costringere il popolo a opprimersi da solo.

Ma ricordate: un popolo che perde la sua memoria...
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