______________________________________________

"Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario"
George Orwell
______________________________________________

martedì 27 maggio 2008

Nostalgia canaglia? Non sempre...


Non si tratta di semplice nostalgia per gli anni passati, ma dell’inevitabile effetto di un convegno al quale ho avuto la fortuna di partecipare. Ha risvegliato la memoria per alcune battaglie giovanili, quelle condotte all’insegna dell’autodeterminazione dei popoli. Erano gli anni in cui le storie più gettonate erano quelle dell’Irlanda e della Palestina. Soprattutto, ma non solo…
Popoli che lottavano per l’affermazione della propria Patria, della propria Identità, della propria storia e della propria cultura, della propria esistenza. Li sostenevamo idealmente, qualche volta in controtendenza rispetto al politicamente corretto. Per noi, idealisti militanti giovanili, costoro erano ribelli che lottavano senza tregua per la loro sovranità nazionale.
Oggi lo scenario internazionale è profondamente cambiato, ma l’autodeterminazione dei popoli resta un principio che deve essere difeso ed affermato. Ancor più oggi che contro i popoli, contro le identità nazionali si sta affermando il mostro del 'mondialismo'. Gli spietati teorici di questa strategia senza anima hanno disegnato un quadretto di pace e serenità, da conseguire grazie alla creazione di un ‘villaggio globale’, quello che la finanza mondiale considera indispensabile per la libera circolazione di merci, uomini e capitali. Non più stati sovrani con confini e leggi proprie, ma un unico stato mondiale. Un grande mercato senza cittadini, ma abitato da consumatori senza identità e cultura. Hanno disegnato per tutti noi un destino di omologazione, che inevitabilmente sancisce l’estinzione per quei popoli che ancora possiedono coscienza della propria specificità, che ancora non sono stati corrotti nell’anima, che si riconoscono in una storia con radici profonde, che respingono ogni assalto all’Identità, che non hanno alcuna intenzione di sottoporsi al volere dell’ideologia mondialista.
Occorre perciò colpirli e silenziare la loro storia. Occorre perciò piegarli al volere del pensiero unico e tacere della loro capacità di essere ‘ribelli’. Occorre vincerli per dimostrare che non c’è speranza.
Grazie a questo convegno ho conosciuto uno di questi popoli: i Karen, che in Birmania combattono una strenua lotta contro il governo centrale per non abbandonare la propria terra e per non perdere la propria identità. Ho conosciuto la Comunità Solidarista Popoli - nata a Verona nel 2001 - che coi suoi volontari, impegnati da anni in un concreto progetto umanitario, si è schierata apertamente nella lotta tra «Identità e Mondialismo, al fine di salvaguardare le particolarità culturali contro l’omologazione» (dal sito Comunità Popoli).
La vicenda birmana inizia nel dopoguerra, quando l’Inghilterra abbandona la sua ex colonia, che più tardi cade sotto l’influenza dell’Unione Sovietica. Si inaugurò così la via birmana al socialismo per la realizzazione del famigerato 'paradiso comunista'. Oggi, però, questo scenario rigidamente ideologico non è più attuale. Parlare ancora di dittatura comunista per il regime sanguinario di Rangoon risulta poco credibile e poco corretto. Come spiegano i volontari di Popoli, il regime birmano è diventato una narcodittatura, infatti la droga è voce fondamentale del suo bilancio economico: oltre all’eroina, ogni anno almeno 500 milioni di pastiglie di anfetamine varie sono destinate al traffico internazionale.
Un paese, sostenuto militarmente dalla Cina, che intrattiene remunerativi rapporti commerciali con multinazionali europee, israeliane e statunitensi, interessate soprattutto al profitto ed allo sfruttamento delle risorse energetiche del Paese. Facile capire perché il regime birmano perseguiti da decenni l’etnia Karen, peraltro indisponibile, per ragioni etiche, a piegarsi alla logica del mercato della droga. Sei milioni di persone che da migliaia di anni abitano quelle terre, che fanno gola agli affari del governo nazionale.
Sanità, istruzione ed assistenza sociale sono i settori che, a causa della feroce repressione del regime birmano, richiedono un urgente intervento. Perciò, Popoli raccoglie fondi da destinare all’acquisto di medicinali e di beni di prima necessità e fornisce, con almeno due missioni all’anno, concreta assistenza scolastica e sanitaria con la costruzione di scuole e cliniche mobili.
Lo sterminio di questo popolo avviene con il complice silenzio degli organismi internazionali, che oltre a produrre qualche documento cartaceo (a metà degli anni ’90 le Nazioni Unite hanno definito lo sterminio del popolo Karen “un genocidio lento ma inesorabile”) nulla hanno fatto di concreto.
Un dramma frutto perverso della supremazia che l’economia ha ormai conquistato sulla politica, che evidenza quanto sia grave la crisi della sovranità popolare e territoriale a vantaggio della sovranità del mercato e della finanza. Una politica non più in grado di governare questi fenomeni secondo interessi generali e valori condivisi, assolutamente impotente contro il tentativo di seppellire i popoli sotto l’egemonia dell’interesse di pochi. Un’agghiacciante crocevia per la realizzazione di un mondo unico, omogeneo, senza più differenze. Un mondo dominato da un solo e onnipotente supergoverno mondialista.
Le parole - prese in prestito da una lettera che Franco Nerozzi, presidente di Popoli, ha scritto a Hla Too (bambino/soldato karen di 12 anni) - suonano come un auspicio per tutti i popoli della terra: «…un giorno, potrò forse mostrare a mio figlio che è ancora possibile voltare le spalle alle schiere chiassose dei mercanti, ricordando, con orgoglio, di appartenere, da sempre, ad un'altra stirpe.»

tratto da http://faber2008.blogspot.com/

Nessun commento:

__________________________________________________________________________

La verità è quella che vi dicono. E poi il problema in Italia non è mai stato tanto di saperla, ma che saputala tutto resta uguale. Credete forse oggi voi di essere liberi? Votate per dieci volte l'anno gente che a volte neanche conoscete e che una volta eletta fa ciò che vuole, acciuccia e si spartisce.
Sempre comanderà un'oligarchia che vi inganna col gioco delle parti.

E allora? Dov'è povero postero il guadagno?
La dittatura è un sistema per opprimere il popolo.
La democrazia è un sistema per costringere il popolo a opprimersi da solo.

Ma ricordate: un popolo che perde la sua memoria...
_____________________________________________________________________________