Il bicchiere è mezzo pieno. La sconfitta del fronte del Sì in Venezuela riflette un dato incontestabile: la Repubblica Bolivariana è uno Stato democratico, dove il popolo è sovrano, dove non c’è spazio per dittature in salsa sudamericana, quelle a cui per tanto tempo ci avevano abituato gli strateghi di Washington. Un altro dato è incontrovertibile: gli Stati Uniti e i loro sudditi-alleati dei potentati conservatori del Venezuela non hanno più alcun “allarme regime” su cui premere l’acceleratore per favorire la destabilizzazione del Paese. Bisogna però ammettere che il bicchiere è anche mezzo vuoto: la riforma socialista non è passata. Il dato è significativo perché seppure con un margine risicato all’osso (lo 1,4%) il popolo sovrano ha detto no alla svolta verso il “Socialismo per il XXI secolo” auspicato da Chávez. Eppure non sembra essere un no definitivo, non fosse altro che con il loro voto contrario alla riforma, diversi milioni di venezuelani hanno di fatto dato il loro assenso all’attuale Costituzione, ovvero a quella Carta Bolivariana che ha lanciato il Venezuela nell’orbita dei pochi ma forti Paesi che rivendicano il loro diritto alla sovranità. E non è poco, anche perché alla base di quella Carta vi è proprio il senso del percorso dato al Paese da Chávez. Certo, con il referendum di domenica si è tentato il colpo grosso, evidentemente troppo in anticipo. Quel numero da capogiro registrato dall’astensionismo di fronte ad una proposta del granitico presidente deve far riflettere, e qui si potrebbe sostenere che il bicchiere è mezzo vuoto. Come è mezzo vuoto se si pensa che la Banca Centrale, almeno per il momento, resterà autonoma dal potere politico (ma non, come accade nelle migliori “democrazie” in salsa occidentale da quello finanziario…). Una mezza sconfitta anche se si pensa alle altre riforme che la proposta avrebbe potuto apportare sul piano della proprietà pubblica, dell’impatto sociale e dei diritti dei lavoratori. Nonostante ciò il bicchiere resta mezzo pieno. Il referendum ha dimostrato che in seno al cosiddetto stesso chávismo può esserci dissidenza su alcuni temi e che non esiste un Paese a senso unico, con masse pronte a seguire il primo caudillo che si presenti come da tempo vorrebbero farci intendere i vari Petkoff o Bafile di turno. È anche questa una virtù della democrazia partecipativa, dove il popolo è chiamato a scegliere direttamente su questioni cruciali come quella proposta da Palacio Miraflores: una sberla per i sostenitori dell’altra “democrazia”, quella rappresentativa. Per costoro, legati ad un concetto troppo camuffabile di “democrazia” sarebbe stato gioco troppo facile gridare alla dittatura se Chávez e la sua compagine di governo, assieme all’Assemblea nazionale, avessero optato per una via più diretta al riconoscimento della proposta di riforma, magari utilizzando i pieni poteri concessi alla presidenza dalla Ley Habilitante varata lo scorso anno. Tutto questo non è avvenuto e Chávez, come suo solito, ha preferito mettere sul piatto tutto quanto: prendere o lasciare. E stavolta, il popolo venezuelano ha preferito lasciare. Meglio così, perchè in fondo non si è trattato che di “un esercizio di democrazia”, a dirla con le parole dello stesso presidente. La migliore delle risposte a chi va strillando che in Venezuela vige un regime dittatoriale. E gli stessi che sino a sabato parlavano di “allarme regime”, oggi sono costretti ad ammorbidire i toni, spiazzati dalle parole del presidente che hanno riportato sui giusti binari della democrazia il confronto delle urne. Il bicchiere, alla fine è mezzo pieno.
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"Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario"
George Orwell
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George Orwell
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mercoledì 5 dicembre 2007
Chavez, un bicchiere mezzo pieno
Pubblicato da Pedro alle 12:06
categoria Disordini Globali, Segni di buon auspicio, Venezuela
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La verità è quella che vi dicono. E poi il problema in Italia non è mai stato tanto di saperla, ma che saputala tutto resta uguale. Credete forse oggi voi di essere liberi? Votate per dieci volte l'anno gente che a volte neanche conoscete e che una volta eletta fa ciò che vuole, acciuccia e si spartisce.
Sempre comanderà un'oligarchia che vi inganna col gioco delle parti.
E allora? Dov'è povero postero il guadagno?
La dittatura è un sistema per opprimere il popolo.
La democrazia è un sistema per costringere il popolo a opprimersi da solo.
Ma ricordate: un popolo che perde la sua memoria...
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La verità è quella che vi dicono. E poi il problema in Italia non è mai stato tanto di saperla, ma che saputala tutto resta uguale. Credete forse oggi voi di essere liberi? Votate per dieci volte l'anno gente che a volte neanche conoscete e che una volta eletta fa ciò che vuole, acciuccia e si spartisce.
Sempre comanderà un'oligarchia che vi inganna col gioco delle parti.
E allora? Dov'è povero postero il guadagno?
La dittatura è un sistema per opprimere il popolo.
La democrazia è un sistema per costringere il popolo a opprimersi da solo.
Ma ricordate: un popolo che perde la sua memoria...
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