La temuta secessione di Pristina è avvenuta. Il capo dell’esecutivo dello pseudo governo di Pristina ha proposto il Kosovo “Stato indipendente e sovrano”, e il Parlamento non ha fatto altro che proclamare la secessione. L’Assemblea ha risposto così con un voto unanime, 109 voti favorevoli su 109. Dopo pochi minuti è giunta la netta condanna della Serbia, prima con il presidente Boris Tadic e poi con il primo ministro, Voijslav Kostunica. La Serbia “non riconoscerà mai l’indipendenza del Kosovo”, ha tuonato il capo dello Stato. Belgrado, ha aggiunto, “ha reagito e reagirà con tutti i mezzi pacifici, diplomatici e legali per annullare quanto messo in atto dalle istituzioni del Kosovo”. Ancora più duro nelle sue dichiarazioni il primo ministro, che ha definito il Kosovo uno “Stato fantoccio”, la cui nascita è stata voluta dagli Stati Uniti “pronti a violare l’ordine internazionale per i propri interessi”. Per Kostunica il vero fondamento su cui poggia lo Stato del Kosovo sono le bombe con le quali la Nato ha distrutto la Serbia. Secondo il primo ministro gli interessi della Nato sono confermati dall’allegato numero undici al piano dell’inviato speciale dell’Onu Martti Athisaari.
Non appena annunciata la secessione di Pristina sono state immediate le reazioni dei serbi che hanno distrutto due fast food McDonald e attaccato le ambasciate statunitense e slovena. Il bilancio finale di una notte di incidenti è costituito dal ferimento di più di 65 persone, per la metà poliziotti e giornalisti.
A dimostrazione che tutto questo è il prodotto delle scelte strategiche del mondo atlantico sono giunte le felicitazioni del presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, che ha dichiarato che i kosovari “sono ora indipendenti”, ma che il riconoscimento da parte di Washington sarà guidato dal piano del mediatore delle Nazioni Unite, Ahtisaari.
“Il piano Ahtisaari è il nostro progetto d’ora in poi”, ha dichiarato Bush da Arusha, Tanzania. L’indipendenza del Kosovo, ha ricordato Bush, è fra gli obiettivi “che ho sostenuto insieme al mio governo”.
Le reazioni del governo di Belgrado si sono fatte sentire anche ieri. Il Ministero dell’Interno ha infatti accusato il presidente degli occupanti del Kosovo, Fatmir Sejdiu, il primo ministro dello pseudo governo, Hashim Thaci e il portavoce parlamentare di Pristina, Jakup Krasniqi, di “aver organizzato sul territorio serbo la proclamazione di indipendenza di un falso Stato”. I tre vertici di Pristina “hanno commesso seri atti criminali contro l’ordine costituzionale e contro la sicurezza della Serbia”, è scritto in una nota ministeriale. I capi di accusa saranno seguiti da un’indagine condotta dalla polizia e dai procuratori statali. Il ministro ha aggiunto che, conformemente alla Carta costituzionale, “il territorio serbo è unito ed indivisibile, mentre i confini della Serbia sono intoccabili e possono essere cambiati esclusivamente in conformità con le procedure di modifica della Costituzione”.
Per far fronte alla situazione intanto il presidente serbo è partito per New York per partecipare ad una nuova riunione del Consiglio di Sicurezza Onu sul Kosovo, dopo che quella di ieri l’altro si è chiusa senza trovare un accordo. Tadic, sostenuto dalla Russia, intende esprimere la sua ferma opposizione alla proclamazione unilaterale d’indipendenza degli albanesi sostenuti dall’occidente.
Una grande manifestazione popolare contro l’indipendenza proclamata dal Kosovo si terrà a Belgrado il 21 febbraio prossimo. L’annuncio al termine di una riunione fra Tadic, Kostunica e il leader del maggiore partito dell’opposizione, il nazionalista Tomislav Nikolic.
Non appena annunciata la secessione di Pristina sono state immediate le reazioni dei serbi che hanno distrutto due fast food McDonald e attaccato le ambasciate statunitense e slovena. Il bilancio finale di una notte di incidenti è costituito dal ferimento di più di 65 persone, per la metà poliziotti e giornalisti.
A dimostrazione che tutto questo è il prodotto delle scelte strategiche del mondo atlantico sono giunte le felicitazioni del presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, che ha dichiarato che i kosovari “sono ora indipendenti”, ma che il riconoscimento da parte di Washington sarà guidato dal piano del mediatore delle Nazioni Unite, Ahtisaari.
“Il piano Ahtisaari è il nostro progetto d’ora in poi”, ha dichiarato Bush da Arusha, Tanzania. L’indipendenza del Kosovo, ha ricordato Bush, è fra gli obiettivi “che ho sostenuto insieme al mio governo”.
Le reazioni del governo di Belgrado si sono fatte sentire anche ieri. Il Ministero dell’Interno ha infatti accusato il presidente degli occupanti del Kosovo, Fatmir Sejdiu, il primo ministro dello pseudo governo, Hashim Thaci e il portavoce parlamentare di Pristina, Jakup Krasniqi, di “aver organizzato sul territorio serbo la proclamazione di indipendenza di un falso Stato”. I tre vertici di Pristina “hanno commesso seri atti criminali contro l’ordine costituzionale e contro la sicurezza della Serbia”, è scritto in una nota ministeriale. I capi di accusa saranno seguiti da un’indagine condotta dalla polizia e dai procuratori statali. Il ministro ha aggiunto che, conformemente alla Carta costituzionale, “il territorio serbo è unito ed indivisibile, mentre i confini della Serbia sono intoccabili e possono essere cambiati esclusivamente in conformità con le procedure di modifica della Costituzione”.
Per far fronte alla situazione intanto il presidente serbo è partito per New York per partecipare ad una nuova riunione del Consiglio di Sicurezza Onu sul Kosovo, dopo che quella di ieri l’altro si è chiusa senza trovare un accordo. Tadic, sostenuto dalla Russia, intende esprimere la sua ferma opposizione alla proclamazione unilaterale d’indipendenza degli albanesi sostenuti dall’occidente.
Una grande manifestazione popolare contro l’indipendenza proclamata dal Kosovo si terrà a Belgrado il 21 febbraio prossimo. L’annuncio al termine di una riunione fra Tadic, Kostunica e il leader del maggiore partito dell’opposizione, il nazionalista Tomislav Nikolic.
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