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"Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario"
George Orwell
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giovedì 4 settembre 2008

Intervista del primo ministro Putin sul Caucaso


Nell’intervista sul primo canale della televisione tedesca ARD il primo ministro russo V. V. Putin ha espresso le sue valutazioni sulla questione dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia e sulle loro conseguenze internazionali. Una delle prime domande del corrispondente signor Tim Roth ha riguardato il pericolo di isolamento internazionale di Mosca attribuito a vari politici occidentali.

D.
Egregio signor primo ministro, dopo l’escalation della situazione in Georgia nell’opinione pubblica occidentale, cioe’ non solo a livello dei circoli politici, ma anche della stampa, la gente ha l’idea che voi con la violenza abbiate creato una situazione per la quale la Russia è contro il mondo intero.

R. Lei cosa pensa? Chi ha iniziato la guerra?

D. L’ultimo dei motivi e’ stata l’aggressione della Georgia a Tskhinvali.

R. Grazie per la sua risposta. Questo e’ vero. E’ stato proprio cosi’. E di questo parleremo ancora piu’ tardi. Voglio semplicemente rilevare che non siamo stati noi a creare questa situazione.
E ora per quanto riguarda la questione dell’autorita’ della Russia. Io sono convinto che l’autorita’ di qualunque Paese, capace di proteggere la vita e la dignita’ dei suoi cittadini, di un Paese, capace di avere una politica estera indipendente, nel lungo e nel medio termine avra’ un’autorita che potra’ solo crescere. Al contrario, l’autorita’ di quei Paesi, che hanno assunto come regola quella di servire gli interessi esteri di altri Stati, senza tener conto dei propri interessi nazionali, indipendentemente da ogni loro giustificazione, calera’ nel tempo.

D. E pero’ lei non ha risposta alla domanda: perche’ voi siete andati incontro al rischio di isolare il vostro Paese?

R. Mi pareva di aver risposto. Ma se ha bisogno di ulteriori spiegazioni, gliele darò. Io ritengo che un Paese, in questo caso la Russia, che può difendere l’onore e la dignità dei suoi cittadini, proteggere le loro vite, ottemperare ai propri obblighi giuridici internazionali nell’ambito di un mandato internazionale, un Paese cosi’ non sarà isolato, checchè ne dicano, con una mentalita’ da “blocco”, i nostri partner in Europa o negli Stati Uniti. Il mondo non finisce in Europa e negli Stati Uniti. Anzi, voglio affermare ancora una volta che se ci sono Stati che possono trascurare gli interessi nazionali propri servendo quelli esteri di altri, l’autorità di simili Stati, per quali sforzi non facciano per giustificarsi, la loro autorità nel mondo calerà di continuo. In questo senso se gli Stati europei vogliono servire gli interessi internazionali degli Stati Uniti, secondo me, non ci guadagneranno niente. Adesso prendiamo i nostri obblighi giuridici internazionali. Come da accordi internazionali, i contingenti di pace russi hanno acconsentito all’obbligo di difendere la popolazione civile dell’Ossezia del Sud. E ora ricordiamoci del 1985. La Bosnia. Come sappiamo bene, il contingente di pace europeo, rappresentato da soldati olandesi, non ha ritenuto di reagire contro uno degli aggressori rendendo possibile in questo modo la rasatura al suolo di una intero Paese. Ci sono stati dei morti e hanno sofferto centinaia di persone. Il problema e la tragedia di Serebreniza sono ben noti. Lei per caso voleva che noi facessimo la stessa cosa? Che ce ne andassimo lasciando il campo all’esercito giorgiano perchè ammazzasse gli abitanti di Tskhinvali?

D. I suoi critici dicono che lo scopo della Russia in realtà non fosse la difesa della popolazione civile di Tskhinvali, ma il tentativo di rovesciare il presidente Saakashvili, contribuire ad una ulteriore destabilizzazione della Georgia e in questo modo ostacolare la sua entrata nella NATO. E’ così?

R. No, non e’ così. Questa e’ semplicemente una alterazione dei fatti. E’ una bugia. Se questo fosse stato il nostro scopo, evidentemente avremmo iniziato noi il conflitto. Invece, come ha detto anche lei, il conflitto l’ha iniziato la parte georgiana. Ora voglio ricordare alcuni fatti di storia recente. Dopo la decisione illegale del riconoscimento del Kosovo, tutti hanno atteso che la Russia riconoscesse l’indipendenza e la sovranità dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. E' vero, fu così, tutti hanno atteso questa decisione da parte della Russia. Noi ne avremmo avuto il diritto morale, ma noi non l’abbiamo fatto. Noi ci siamo comportati in modo più che contenuto, cosa che non vorrei nemmeno commentare, in effetti abbiamo “ingoiato” la questione. E cosa abbiamo ottenuto? Un escalation del conflitto, l’aggressione dei nostri soldati di pace, l’aggressione e l’uccisione della popolazione civile nell’Ossezia del Sud. Lei conosce i fatti, come sono avvenuti, cosa di cui si è già parlato. Il ministro degli Esteri della Francia è stato nell’Ossezia del Nord, e si è incontrato con i profughi. I testimoni oculari hanno raccontato che parti dell’esercito georgiano con i carri armati sono andati contro donne e bambini, hanno spinto la popolazione nelle case e poi gli hanno dato fuoco con la gente viva dentro. E i soldati georgiani quando sono entrati a Tskhinvali, tra l’altro, passando vicino alle case, vicino agli scantinati dove si nascondevano donne e bambini, ci buttavano dentro le granate. Che cos’e tutto questo se non genocidio? Ora, per ciò che riguarda il governo della Georgia. gente, che ha portato alla catastrofe il proprio Paese – e con le proprie azioni il governo della Georgia ha fatto saltare la propria integrità territoriale e statale, - certo che gente del genere, secondo me, non può governare Stati ne piccoli, ne grandi. Se queste fossero persone per bene, si sarebbero immediatamente dovute dimettere.

D. Questa non è la sua decisione, ma la decisione georgiana.

R. Certo. Ma noi conosciamo anche precedenti di altro tipo. Ricordiamoci come i soldati americani sono entrati in Iraq e come si sono comportati con Saddam Hussein per il fatto che lui avesse annientato alcuni Paesi sciiti. E qui nelle prime ore della battaglia sono stati eliminate dalla faccia della terra dieci paesini ossetini nell’Ossezia del Sud.

D. Signor primo ministro, lei crede in virtù di ciò che sia vostro diritto invadere il territorio di un Paese sovrano, cioè non rimanere nella zona del conflitto, ma bombardarlo? Io stesso oggi siedo accanto a lei grazie per un caso perchè in un quartiere abitativo di Gori, a 100 metri da me, sono scoppiati degli ordigni, una bomba lanciata da un vostro aereo. Non è questa una violazione del diritto internazionale, cioè proprio del fatto che voi di fatto occupate un piccolo Paese? Da dove vi viene questo diritto?

R. Certamente che noi abbiamo diritto…

D. Preciso ancora una volta, che la bomba è stata gettata su una abitazione civile.

R. Certmente, noi abbiamo agito in base al diritto internazinale. Le aggressioni alle nostre postazioni del contingente di pace, l’uccisione dei nostri soldati e dei nostri cittadini, tutto ciò senza ombra di dubbio, l’abbiamo considerate come una aggressione alla Russia. Nelle prime ore dell’azione bellica con i propri colpi l’esercito georgiano ha ucciso subito alcune decine di soldati del contingente di pace. Hanno circondato la nostra cittadella “del Sud” ( zona sud) (lì c’erano le cittadelle della “zona Sud” e della “zona Nord”), con carri armati e hanno iniziato a sparare con colpi diretti. Quando i nostri soldati hanno fatto il tentativo di tirare fuori l’apparecchiatura dai garage, sono stati sferrati i colpi con sistemi “Grad”. Dieci persone che sono entrate nell’angar sono morte sul posto, arsi vivi. Dopo di che l’aviazione georgiana ha inferto colpi in più luoghi nel territorio dell’Ossezia del Sud, non a Tskhinvali, ma nel bel mezzo dell’Ossezia del Sud. Noi siamo stati costretti a rispondere punto per punto al fuoco, punti che si trovavano nelle zone dei combattimenti e nella zona di sicurezza. Ma questi sono stati i punti dai quali operava l’esercito che ha colpito i soldati russi e i contingenti di pace.

D. Ma io ho già detto che sono state bombardate zone abitative. Forse lei non è in possesso di tutte le informazioni?

R. Io, forse, non ho tutte le informazioni. E’ possible che vi siano stati anche degli errori nel corso delle operazioni militari. Per l’appunto proprio ora in Afganistan l’aviazione americana ha inferto un colpo, si dice ai talebani e con un colpo solo ha fatto fuori quasi cento civili. Questa è la prima delle possibilità. Ma la seconda è piu’ verosimile, e cioè che i punti di comando del fuoco dell’aviazione e delle stazioni radio la parte georgiana li ha dislocati proprio nelle abitazioni civili per ridurre la possibilità che noi usassimo l’aviazione prendendo la popolazione e lei medesimo in ostaggio.

D. Il ministro degli Esteri della Francia, presidente di turno della UE, signor Kuchner ha recentemente manifestato la sua preoccupazione che il prossimo conflitto potrebbe riguardare l’Ucraina, e in particolare la Crimea e Sebastopoli, come anche la base della flotta russa. Rientrano la Crimea e Sebastopoli nei piani della Russia?

R. Lei ha detto, il prossimo scopo. Noi non abbiamo neanche qui scopo alcuno. Per cui penso che dire prossimo scopo non sia corretto. Questo come prima cosa.

D. Lei lo esclude?

R. Se Lei mi permette di risponderLe, sara’ soddisfatto. La Crimea non rappresenta una zona di contestazione. Lì non c’è mai stato un conflitto etnico, a differenza del conflitto tra Ossezia del Sud e Georgia. La Russia ha da tempo riconosciuto gli attuali confine dell’ Ucraina. Noi di fatto riguardo ai confini abbiamo terminato le nostre trattative. Si parla di demarcazione, ma questa è una faccenda tecnica. La domanda su scopi simili per la Russia, ritengo cha abbia carattere provocatorio. Lì, in Crimea, all’interno della società, hanno luogo processi complicati. Ci sono i problemi dei tatari di Crimea, della popolazione ucraina, della popolazione russa e in generale della popolazione slava. Ma questo è un problema interno dell’Ucraina. Noi abbiamo un accordo con l’Ucraina riguardo alla nostra flotta valido fino al 2017 e noi terremo fede a questo accordo.

D. Un altro ministro degli Esteri, questa volta della Gran Bretagna, il signor Millibend ultimamente ha espresso preoccupazione per l’inizio di una nuova “Guerra fredda”, ricomincia la corsa agli armamenti. Come giudica lei la situazione? Siamo noi adesso sulla soglia di un nuova “era glaciale”, di una nuova “Guerra fredda”, di una nuova corsa agli armamenti? Qual’e’ il suo punto di vista?

R. La Russia non promuove nessun inasprimento, o tensione con chicchessia. Noi desideriamo dei rapporti buoni, di buon vicinato e di partnership con tutti. Ma se permette dirò cosa penso di tutto ciò. C’era l’URSS e il Patto di Varsavia. E c’erano le truppe sovietiche in Germania, per la verità, bisogna essere onesti, quelle erano contingenti di occupazione, le truppe che sono rimaste in Germania dopo la seconda Guerra mondiale, con il fregio di truppe alleate. Queste forze di occupazione sono andate via. L’Unione Sovietica si e’ sciolta, il Patto di Varsavia non c’e’ piu’. Minaccie dall’Unione Sovietica non ce ne sono. Ma la NATO, le truppe americane sono rimaste in Europa. Come mai? Per richiamare e fare ordine nel proprio Paese, per richiamare all’ordine i propri alleati, per mantenerli nei limiti della disciplina del blocco ci vuole una minaccia esterna. L’Iran in questo senso non è abbastanza credibile. E si vorrebbe molto resuscitare l’idea del nemico russo. Ma in Europa non ha più paura nessuno.

D. Lunedi si terrà la riunione del Consiglio della UE a Bruxelles. Lì parleranno della Russia, delle sanzioni nei confronti della Russia, perlomeno queste questioni saranno all’ordine del giorno. Come vi ponete in confronto a tutto ciò? Vi è indifferente? Lei pensa comunque che l’Unione Europea parla in molte lingue?

R. Se dicessi che ci sputiamo sopra, che la cosa ci è indifferente, direi una bugia. Ovviamente la cosa non ci è indifferente. Ovviamente seguiremo con attenzione tutto ciò che succederà. Speriamo semplicemente che prenda il sopravvento il buon senso. Speriamo che non verrà data una valutazione politicizzata, ma una valutazione oggettiva di quanto è accaduto in Ossezia del Sud e in Abkhazia. Noi speriamo che l’azione del contingente di pace russo trovi sostegno, mentre le azioni della parte gieorgiana, che ha portato avanti questa azione criminale, venga messa a giudizio.

D. Ecco, in rapporto a questo vorrei chiederle. Come vi apprestate a risolvere il seguente dilemma? Da una parte la Russia è interessata a continuare la sua collaborazione con l’Unione Europea. E non può agire diversamente in virtù dei compiti economici che si è posta. Dall’altra la Russia vuole portare avanti il gioco con sue regole proprie, russe. Cioè da una parte c’è l’attenersi a valori europei e dall’altra quello di comportarsi con regole russe. Ma non è possible soddisfare contemporaneamente le due posizioni.

R. Sappia che noi non abbiamo intenzione di avere regole del gioco nostre. Noi desideriamo che tutti lavorino con regole comuni, che si chiamano diritto internazionale. Ma noi non vogliamo che qualcuno manipoli questi concetti. In una regione del mondo ci saranno regole del gioco di un certo tipo e in un altra, altre. Tanto per soddisfare i nostri interessi. Noi vogliamo che ci siano regole uniche, che soddisfino gli interessi di tutti i membri del dialogo internazionale.

D. In questo modo, lei vorrebbe dire che nelle distinte zone del mondo l’Unione Europea si comporta in modi diversi, che non corrispondono alle regole del gioco internazionale?

R. Eccome! Come hanno riconosciuto il Kosovo? Hanno dimenticato tutto sull’integrita’ dello Stato. Hanno dimenticato la risoluzione 1.244, che loro stessi avevano sanzionato e sostenuto. Liì questo si poteva fare, ma in Abkhazia e in Ossezia del Sud non si può! Perchè?

D. Cioè la Russia è l’unico arbitro del diritto internazionale? Tutti gli altri fanno manipolazioni. Ma non ne sono coscienti. Essi hanno altri interessi e non gli importa. L’ho capita bene?

R. Lei non mi ha capito bene. Voi siete stati d’accordo con l’indipendenza del Kosovo? Si o no?

D. Io personalmente…, io sono un giornalista

R. No, I Paesi occidentali.

D. Si

R. Fondamentalmente tutti l’hanno riconosciuto. Ma se avete riconosciuto lì, riconoscete allora l’indipendenza della Abkhazia e dell’Ossezia del Sud. Non c’è nessuna differenza. Non c’è alcuna differenza in queste due posizioni. E’ una differenza inventata. Lì c’era un conflitto etnico, e qui c’è un conflitto etnico. Lì c’erano azioni violente praticamente da ambo le parti, e anche qui probabilemente si possono trovare. Se si cercano, probailmente si trovano. E’ verosimile. Lì è stata presa la decisione che quei popoli non possono vivere insieme in uno Stato unico, e qui non vogliono vivere insieme in uno Stato unico. Non c’è nessuna differenza, lo capiscono tutti. Sono tutte chiacchiere. Per coprire decisioni illegali. E’ il diritto della forza. Il diritto del pugno forte. E con tutto ciò la Russia non può trovarsi d’accordo. Signor Roth, lei vive in Russia già da molto tempo. Lei parla molto bene il russo, quasi senza accento. Che lei personalmente mi abbia capito, non è una sorpresa. Ma io vorrei che mi capissero anche i nostri, i miei colleghi europei, quelli che si riuniranno il primo e penseranno a questo conflitto. Fu presa la risoluzione 1.244? Lo fu. Lì era scritto e sottolineato: l’integrità territoriale della Serbia. Hanno buttato nell’immondizia quella risoluzione, l’hanno dimenticata. Hanno tentato di svincolarsi. E non era possible svincolarsi L’hanno semplicemente dimenticata. Perchè? Alla Casa Bianca hanno comandato così e tutti hanno ubbidito. Se i Paesi europei continueranno così la propria politica, allora delle questioni europee ci toccherà parlare direttamente con Washington.

D. Vorrei farle una domanda, che riguarda lo sviluppo dei rapporti russo-germanici indipendentemente dalle valutazioni e proposte fatte qui. Ma, considerando i rapporti particolari tra i nostri due Paesi, può la Germania in questa situazione avere un ruolo di mediazione speciale?

R. Noi con la Germania abbiamo rapporti molto buoni, di grande fiducia, nel campo della politica e della sfera economica. Quando abbiamo parlato con il signor Sarkozy durante la sua visita a Mosca, gli abbiamo detto in faccia che noi non abbiamo intenzione di annetterci alcun territorio georgiano e che ovviamente andremo via da quei punti nei quali ci troviamo ora. Ma andremo nella zona di sicurezza, quella designata precedentemente negli accordi internazionali. E nemmeno lì abbiamo intenzione di rimanere in eterno. Noi riteniamo che quello sia territorio georgiano. Il nostro scopo è unicamente quello di provvedere alla sicurezza in quella regione, non permettere che di nuovo si collochino, segretamente, come è stato fatto questa volta, armi, strumenti, per impedire il ripetersi di nuove occasioni di conflitto armato. E dirò che la partecipazione lì di osservatori internazionali, osservatori dell’OSCE, della Comunita’ Europea verranno salutati positivamente. Bisogna solo accordarsi sui principi del lavoro comune.

D. E questo significa che voi comunque porterete via i vostri contingenti militari?

R. Certamente. Per noi la cosa importante è garantire la sicurezza in questa zona. Nella tappa successiva, aiutare l’Ossezia del Sud a salvaguardare i propri confini. E non avremo altri motivi per restare in questa zona di sicurezza. Nel corso di questo lavoro, saluteremo con piacere la collaborazione con le strutture europee e anche con l ‘OSCE.

D. Rispetto alla crisi di rapporti che ora, senza ombra di dubbio, è sorta (rapporti con gli USA e con l’Europa), quale contributo potete dare perchè questa crisi si concluda?

R. Intanto di tutto ciò, ne ho parlato ieri con i suoi colleghi della CNN. Mi pare che sostanzialmente la crisi sia stata provocata anche dai nostri amici americani durante la campagna elettorale, proprio per garantire un vantaggio a uno dei candidati, in questo caso quello del partito reggente.

D. Lei ha dei fatti?

R. Noi sappiamo che li, c’erano molti consiglieri americani. E’ molto male armare una delle parti, tra due che si trovano in conflitto etnico per poi spingerla a risolvere questi problemi etnici con le armi. A prima vista sembrerebbe piu’ semplice che condurre trattative per anni e cercare compromessi, ma è un modo molto pericoloso. Lo sviluppo dei fatti, l’ha dimostrato. Ma gli istruttori, i “maestri”, in senso largo, il personale insegna a lavorare con l’apparecchiatura bellica fornita nei poligoni e nei “centri di istruzione”, e dove si trovava invece? Nelle zone di scontro. E ciò fa pensare al fatto che il governo degli Stati Uniti sapeva dell’azione che si andava per compiere e anzi ha partecipato a tutto ciò, semplicemente perchè senza il comando dei ranghi superiori dei cittadini americani nella zona del conflitto non avevano il diritto di trovarsi. Nella zona di sicurezza si potevano trovare solo cittadini del luogo, si potevano trovare osservatori dell’OSCE e forze del contingente di pace. Ma lì noi abbiamo trovato tracce di cittadini americani, che non rientravano nè nella prima, nè nella seconda e nè nella terza categoria. E qui sorge la questione. Perchè i governanti americani hanno permesso che lì si trovassero dei propri cittadini, che non avevano il diritto di trovarsi in questa zona di sicurezza? E se loro lo hanno permesso allora a me viene il dubbio che tutto questo sia stato fatto appositamente per organizzare una piccolo guerra vittoriosa. E siccome non è riuscita, ora si deve fare della Russia un nemico e su questo terreno di cultura unire l’elettorato attorno a uno dei candidati alla presidenza. Ovviamente intorno al candidato del partito al potere. Ecco le mie riflessioni e le mie supposizioni. Sarà affar suo, essere o non essere d’accordo con quanto detto. Ma tutto ciò ha diritto di esistere, poichè noi abbiamo trovato tracce di cittadini americani nella zona del conflitto.

D. Un’ultima domanda. Non crede lei, che lei personalmente si trovi nella trappola di un regime autoritario? Nel sistema attuale lei riceve l’informazione dai vostri servizi segreti. Lei riceve informazioni da varie fonti, e anche dall’ambiente economico, ma a volte perfino i mezzi di informazione hanno paura di dire qualcosa di diverso, che contraddica ciò che lei vuole sentire. Non puo’ essere succeso che il sistema che lei ha creato, le chiude la possibilita’ di avere una visione piu’ larga, non le dia la possibilità di vedere per davvero ciò che succede oggi in Europa e in altri Paesi?

R. Egregio signor Roth. Lei ha caratterizzato il nostro assetto politico come un sistema autoritario. Lei, nel corso di questa nostra odierna discussione, ha ricordato diverse volte i valori comuni. Dov’è la lista di questi valori? Ci sono dei princìpi fondamentali. Diciamo, il diritto della persona alla vita. Ecco, per esempio in America c’è la pena di morte, da noi in Russia non c’è e in Europa non c’è. Significa questo che voi state per uscire dalla NATO perchè non c’è una perfetta coincidenza dei valori tra europei e americani? Adesso prendiamo questo conflitto, di cui stiamo parlando oggi con lei. Non Le è per caso noto quello che è successo in Georgia negli ultimi anni? La misteriosa morte del primo ministro Khvani. Il boicottaggio contro l’opposizione. La dispersione fisica delle manifestazione dell’opposizione.
La gestione delle elezioni nazionali in una situazione di emergenza. Dopo di che questa azione criminale nell’Ossezia del Sud con molte vittime umane. E questo, naturalmente è un Paese democratico, con cui bisogna avere un dialogo e che bisogna prendere nella NATO, e magari anche nella Comunita’ Europea. Ma se un altro Paese difende i propri interessi, semplicemente il diritto dei cittadini alla vita, cittadini che hanno subito un’aggressione, ci hanno ammazzatto subito 80 persone. 2.000 pacifiche persone come risultato sono state uccise. E noi non possiamo difendere le vite dei nostri cittadini, li’? E se noi difendiamo le nostre vite, ci portano via le salsicce? Che scelta abbiamo noi tra la vita e le salsicce? Noi scegliamo la vita, signor Roth. E ora, per cio’ che concerne un altro valore, la libertà di informazione. lei guardi un po’ come viene data l’informazione su questi fatti, sulla stampa degli Stati Uniti, che viene ritenuta il faro della democrazia. E’ iniziata la fucilazione di massa a Tskhinvali, erano già iniziate le operazioni di terra delle truppe georgiane, già c’erano molte vittime e nessuno ha detto una parola. La sua televisione ha taciuto e tutti canali americani hanno taciuto, come se non fosse successo niente, il silenzio. Ma come l’aggressore le ha beccate sul muso e gli hanno spaccato i denti, come ha abbandonato subito tutte le armi americane ed è fuggito senza neanche girarsi, tutti si sono ricordati del diritto internazionale e della Russia cattiva. Tutti hanno ritrovato la voce. Ed ora a proposito di salsicce e di economia. Noi desideriamo dei normali legami economici con i nostri partner. Noi siamo un partner molto affidabile. Noi non abbiamo mai ingannato nessuno. Quando noi abbiamo costruito il condotto nella Repubblica Federale di Germania all’inizio delgi anni ’60, li’ i nostri partner di oltreoceano hanno consigliato ai tedeschi di non concludere quel progetto. Lei queste cose le deve sapere.
Ma allora il governo della Germania prese la decisione giusta e con l’Unione Sovietica quel sistema fu costruito. Oggi quello è una delle fonti sicure di approvvigionamento di idrocarburi per l’economia tedesca. La Germania ne riceve annualmente 40 miliardi di metri cubi. Idem, l’anno scorso e quest’anno e garantiamo che riceverà tutto ciò. Ma adesso vediamo come stanno le cose più globalmente. Qual’è la struttura del nostro export nei Paesi europei, e anche nell’America del Nord? Per l’80% è merce che appartiene alla categoria della materia prima: petrolio, gas, prodotti chimici della raffinazione del petrolio, legname, metalli vari, concimi chimici. Questo è tutto, tutto ciò di cui ha estremamente bisogno l’economia mondiale ed europea. E’ merce estremamente richiesta sui mercati mondiali. Noi abbiamo possibilità anche nel campo della alta tecnologia, ma per ora esse sono limitate. E oltre a tutto ciò, perfino avendo un accordo con l’Unione Europea, diciamo, nel campo delle forniture del combustibile atomico, non ci danno uguale diritto di presenza in Europa sul mercato dei combustibili. Guarda caso, per la posizione di nostri amici francesi.
Loro lo sanno e noi con loro abbiamo discusso a lungo. Ma se qualcuno vuole distruggere questi legami, noi non possiamo farci niente. Noi questo non lo vogliamo. Noi speriamo vivamente che i nostri partner ottemperino in modo uguale ai loro obblighi come noi abbiamo ottemperato ai nostri e come siamo intenzionati a fare in futuro. Questo, per ciò che riguarda il nostro export. Ma per ciò riguarda il vostro export, cioè il nostro import, in Russia esiste un mercato grande e sicuro. Io adesso non ricordo le cifre, ma le forniture, diciamo, nel settore della metalmeccanica tedesca sul mercato russo crescono da un anno all’altro. E oggi sono molto grandi. Qualcuno vuole smettere di effettuare queste forniture? E noi le compreremo da altre parti. Chi ha bisogno di tutto questo, non capisco? Noi richiamiamo a una analisi obiettiva di quello che è successo. Noi speriamo che vincano il buon senso e la giustizia. Noi siamo vittima di una aggressione. Noi speriamo nel sostegno dei nostri partner europei.

D. La ringrazio cordialmente per questa intervista, signor primo ministro.

R. Grazie molte.

tradotto da effedieffe.com

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La verità è quella che vi dicono. E poi il problema in Italia non è mai stato tanto di saperla, ma che saputala tutto resta uguale. Credete forse oggi voi di essere liberi? Votate per dieci volte l'anno gente che a volte neanche conoscete e che una volta eletta fa ciò che vuole, acciuccia e si spartisce.
Sempre comanderà un'oligarchia che vi inganna col gioco delle parti.

E allora? Dov'è povero postero il guadagno?
La dittatura è un sistema per opprimere il popolo.
La democrazia è un sistema per costringere il popolo a opprimersi da solo.

Ma ricordate: un popolo che perde la sua memoria...
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