______________________________________________

"Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario"
George Orwell
______________________________________________

sabato 6 settembre 2008

Stare con Putin?


Dalla prefazione di "Stare con Putin?" di Maurizio Blondet, ed. Effefieffe

Venti anni fa un avvenimento sensazionale scosse il mondo con il nome di perestroijka.
L’annuncio solenne di una «Nuova Era» di distensione e pace per tutti.
Lo fece Mikhail Gorbaciov, un uomo spigliato e sorridente, un conversatore.
Un segretario del Partito Comunista Russo dal comportamento anomalo, estraneo alla tradizione diplomatica sovietica fino ad allora conosciuta.
La sua curiosa popolarità conquistò il pianeta in brevissimo tempo.
Con il fascino del contrasto egli accese di entusiasmo enormi masse popolari, ad Est come ad Ovest, per mobilitarle verso una nuova creatività economica e politica nel nome di un ennesimo «Futuro».

Riuscì a proporre un ambizioso quanto distante obiettivo per il popolo dell’URSS: inventare il mercato in un Paese che non sapeva assolutamente cosa fosse, e dare un insospettabile compito programmatico al Partito più temuto del mondo: sciogliersi.
Ma mentre in Occidente i governi e le masse popolari, con gratificante stupore celebravano soddisfatti la novità, in Unione Sovietica si consumavano già le prime delusioni a seguito del «Grande Inganno».
Lo slancio legato alla speranza di un rinnovamento effettivo, la gioia e la fede in un ipotetico rilancio produttivo gonfiavano l’«Impegno per la Sfida», finché il pallone non scoppiò nella «Grande Delusione».
E la grande delusione, accompagnata da un «Crollo Mirato» dell’autostima nazionale, si rivelò come la più straordinaria risorsa per l’autodistruzione.
Perestroijka, glasnost e democrazia furono, alla fine dei conti, un pretesto inserito a tradimento nel desiderio reale di liberarsi da anni di oppressione ottusa e che portarono il suo frutto con calcolata puntualità.

Tutto il popolo sovietico cadde nell’enorme tranello: liberarsi dall’oppressione, uguale liberarsi da se stessi.
Milioni di famiglie in preda ad un «Sogno Immenso» fecero il tonfo nella realtà nemica.
Così l’URSS sparì dalla carta geografica.
Perché «Crollo Mirato»?
Perché sarebbe sbagliato, ingenuo e scorretto parlare esclusivamente di autodistruzione dell’Unione Sovietica.
La causa del suo crollo non fu dovuta solo a fattori interni.
Oggi ancora più di ieri si svelano con impressionante logicità i motivi di tanto industrioso e maniacale interesse, nell’«area ex sovietica», di organizzazioni occidentali tese all’insegnamento della «democrazia», con l’onnipresente sostegno finanziario ad iniziative sociali molto particolari,
nonché ad una rappresentazione all’estero di una Russia sempre lugubre e insistentemente misteriosa, pericolosa, inaccettabile.

Una pubblicità intenzionalmente negativa che dall’epoca della Perestroijka non conosce sosta.
«Operazioni Ausiliarie» decisive per il «Compimento dell’Opera» sono sempre state minuziosamente descritte e riferite pubblicamente dal bell’«Inizio».
Non solo Zbignew Brzezinsky o George Soros, ma molti altri personaggi più o meno noti, appartenenti all’instancabile fronte delle «Organizzazioni Non Governative», dei «Fondi Internazionali per Democrazia e il Libero Mercato», per l’«Ecologia», per i «Diritti Umani», per la «Libertà Religiosa», per il «Pluralismo», che pullulavano fino a poco tempo fa negli spazi ex sovietici, non hanno mai fatto mistero delle loro operazioni sovversive in quei territori.
E tuttavia nessun autore, prima di Maurizio Blondet, aveva mai descritto con tale cosciente precisione il ruolo di queste organizzazioni nello sviluppo dei grandi eventi geopolitici di questi ultimi anni.
Ai fervidi Paladini dell’«occidentalizzazione» ad oltranza della Russia e di tutti gli ex Stati sovietici, ideologi pagati per sopprimere gli interessi nazionali e quelli di Stato con farraginosi progetti economici e «democratici» sono state recentemente spuntate le unghie.

Il governo russo ha voluto veder più chiaro quanto i bilanci corrispondessero agli scopi statutari.
Questi «Curiosi Filantropi», infatti, legati ad artificiose idee di «Cambiamento Permanente», volontari della democratizzazione forzata, artefici di caos e disordine telecomandato, tra l’altro, si sono dimostrati in Russia e in tutti i Paesi dell’area ex sovietica efficaci catalizzatori dei disastri economico-sociali prodotti dai cambiamenti di regime legati alle «Rivoluzioni colorate» pagate dalla «Catena Oligarchica Trasversale Internazionale».
Tutte le tecnologie sovversive di importazione dall’Occidente hanno sempre mirato ad un indebolimento degli Enti Amministrativi per privatizzare con più efficacia le appetitose risorse energetiche locali.
Chiunque, con un occhio un po’ allenato, ne poteva notare il «Marchio di fabbrica».

Le manifestazioni di «protesta» in Ucraina, in Kirghisia, in Georgia e così via, che tanta eco interessata ebbero nei telegiornali occidentali, furono marchiate come tutto il resto.
Un «tocco» e uno stile estranei a qualunque mentalità locale di quei territori non si poteva non vedere nell’«oggettistica» e nell’«ideologia» movimentista (distintivi, coccarde, cappellini, sciarpe, bandiere).
Gli eventi di «Rottura» (destituzione dei governi in carica) puntualmente ripetuti, come da copione, fanno pensare all’esistenza di una «Centrale Comune» che «stampa» la «Storia» e, in forma programmata, «riscalda» o «raffredda» le emozioni politiche nelle aree strategiche del mondo.
Con impareggiabile candore, inoltre, provvede all’assistenza tecnica nelle operazioni pre elettorali e fornisce «consulenze» ai partiti scelti, esegue il «monitoraggio» pedissequo sulla libertà di stampa e di espressione, distribuisce borse di studio con temi tendenziosi atti a ricevere informazioni sulla popolazione e sul territorio sempre utili in un «Futuro di Ipotetica Occupazione».
Crea «opinione pubblica», «partiti», «movimenti», «democrazie», «dittature» e tutto ciò che, al momento, più conviene per mantenere le condizioni omeostatiche di ladrocinio generalizzato a Est ed a Ovest.

In Russia, oggi, questo «modello di democrazia» che camuffa e arraffa sta massicciamente deludendo la popolazione, perde fan.
E’ la reazione logica in risposta agli anni novanta, quando il Paese si trovava in preda al caos ed alla insicurezza del domani.
Vladimir Putin ne ha fatto tesoro con una risposta politica rigorosa.
I «frutti» detestati della civilizzazione «occidentalizzatrice», che in Russia ha falciato la vita di milioni di persone, stravolgendone i bilanci familiari e dello Stato, non potevano che generare in lui la volontà di assegnare al suo governo un’immagine legata più alla difesa degli interessi della
«Nazione Proprietaria» anziché a quella di ossequio al «libero arbitrio» dei famosi «Oligarchi».

La straordinaria e varia quantità di notizie ed informazioni contenute in questo libro di Maurizio Blondet è accompagnata, come sempre nei suoi testi, da un filo logico dipanato con magistrale esplicazione delle connessioni geopolitiche più nascoste sul perché, oggi, il presidente russo Vladimir Putin stia diventando sempre più una nuova e paradigmatica figura internazionale di riferimento, nonostante gli attacchi disperati della stampa «mondiale» e «libera» contro di lui.
II sapiente utilizzo, da parte del presidente russo, della dipendenza energetica dei Paesi «sviluppati» come argomento del dialogo politico-economico non è solo una «Novità Strategica».
E’ anche un’occasione tematica estremamente attuale, che può restituire modernità e concretezza alle politiche nazionali e internazionali.
Forse, con l’aiuto della Russia, si potrà tornare all’«Uomo» e alle sue esigenze primarie.
Quelle che in Occidente, calpestate e fraintese dal consumismo, si fa fatica a ricordare.
Così, superate le difficoltà della situazione evolutiva post sovietica, la Russia ritrova oggi una leadership indipendente e sovrana, capace di valorizzare in modo obiettivo le sue risorse nazionali, umane, tecnologiche e naturali.

Putin è, prima di tutto, colui che ha reso giustizia al dolore di milioni di russi ingannati da se stessi ma indotti a credere nella Perestroijka come nella «Salvezza», gettandosi con incoscienza nella perfida avventura del mercato liberista, soffocati dai debiti e dal blocco industriale.
Colui che ha compreso meglio di tutti la rabbia impotente di fronte ai risvolti economici e sociali prodotti dal cataclisma della scomparsa dell’URSS e ha saputo dare un senso politico al desiderio di tornare alla normalità, senza umiliazioni, pur con tutte le difficoltà della vita quotidiana.
Putin ha pagato tutti i debiti e ha restituito dignità alla valuta nazionale rendendo il rublo convertibile.
Putin è il presidente che, finalmente, ha restituito una «positività» alla nazione e sa perfettamente che per vincere non è solo importante come si è, ma soprattutto come ci si sente.
Con ciò ha fatto capire a tutti che nel mondo la vita continua, nel segno del «chi la fa, l’aspetti». Sotto a chi tocca.
Per questo l’opposizione a Putin è, «gloriosamente», internazionale.

Essa vede in testa gli zelanti custodi dei governi occidentali e dei loro «consulenti non governativi» che, appesantiti da una rigidità mentale rimasta ai luoghi comuni della Guerra Fredda, sono sempre più schiavi del «Sogno Senza Senso» sulla «esportazione della democrazia».
Un disco rotto, pagato dal «Contribuente», che porta solo instabilità, guerre, povertà, flussi migratori anomali.
Paradossalmente assistiamo oggi a una inspiegabile e «Storica Ammucchiata del Miracolo Democratico» dove «destre» e «sinistre», «liberali» e «conservatori», finalmente uniti si affannano in un isterico belato contro Putin il guastafeste, il rompiuova nel paniere bucato dei suoi ingenui persecutori.
Politici privi del senso dello Stato e feriti dall’enorme invidia per colui che, a differenza di loro, ha raggiunto in patria un consenso popolare indiscutibile.

Il «Consumatore di Informazione», oggi, si trova al centro di una guerra psicologica raffinata in uno scenario poliedrico.
Uno spazio in cui ogni informazione è calibrata in modo da dare sempre una visione distorta degli interessi nazionali perché importante è, sempre e comunque, che la «Discussione Democratica» sia vana ma che porti tanti soldi.
Tramite la radio, la televisione, i giornali.
Siamo arrivati così, tutti, nell’«Era Nuova», postsovietica, tanto annunciata, agognata, pagata.
Nell’«Era» dove, giocoforza, esiste il dominio dell’«ideologia»! di mercato e degli interessi
dell’«Oligarchia Trasversale».
Dove privata non è tanto la proprietà quanto la legge del più «forte».
E più è forte, più fa la guerra, crea la fame e le disgrazie locali e globali con ì soldi del «Contribuente Civilizzato», «Democratizzato».
Il contribuente occidentale non ci pensa, ma è lui che finanzia le «Grandi Missioni», gli «Aiuti Internazionali», i «Piani di Ricostruzione», oltre alla sua stessa personale «Quotidiana Disinformazione».
Quella che lo distanzia sempre più dal «capire» perché tanto «Ipotetico Bene» ci spinge ogni giorno sempre più nelle sabbie mobili dell’autodistruzione dell’identità nazionale, cioè di noi medesimi a Est come ad Ovest, a Sud come a Nord.
Il lancio diversificato per tempi e stili di «informazione» in aree del mondo differenti per geografia e cultura sta alla base della tecnica della reazione calcolata degli «informati».
Il risultato è un aggravarsi dell’offuscamento intellettuale su tutti i fronti.
Si chiama la «Civiltà dell’Informazione».

Il prodotto è l’incomunicabilità tra tutti quelli, nei popoli dell’«Est» e dell’ «Ovest», a cui «non tornano i conti» ma non possono fare altro che sospettare, dubitare o... lasciar perdere.
In un clima del genere questo libro di Maurizio Blondet è un dono di chiarezza, uno strumento assolutamente insostituibile per tutti coloro che, assorbiti dallo scandalismo eclatante, desiderano invece rendersi indipendenti dalla sistematica disinformazione quotidiana su uno dei temi più
delicati e affascinanti di oggi e soprattutto di domani: il ruolo della Russia nel mondo.

Questo libro di Maurizio Blondet è uno strumento altrettanto indispensabile per chiunque voglia spendere le sue passioni politiche in modo più interessante e soprattutto meno ingenuo.
Il lettore occidentale, bersagliato dall’apparenza di una Russia «spaventosa», con un presidente spia, dittatore senza pari, sospettato mandante di omicidi plurimi dalla stampa internazionale delle «Oligarchie Trasversali», furbo oppressore della libertà del prossimo, chiunque esso sia, accusato di abuso illimitato di potere e quanto di peggio e truculento si possa immaginare nel nome di un eloquente «Passato», troverà qui, finalmente, una immagine «alternativa» di grande aiuto per uscire dal chiasso monocorde.
Il lettore potrà alla fine facilmente capire che la Russia di Putin non è una minaccia per i popoli della terra, ma una occasione unica per riposizionare i propri interessi in forma più razionale e conveniente.

L’azione di Vladimir Putin può, ovviamente, rappresentare un’ispirazione interessante per altri governi di nazioni ricche di «Risorse Reali» più che di cartamoneta o teorie necrofile e suicide sulla «democrazia».
Altrettanto per l’Europa si configura uno spunto obbligato nella ricerca della sua latitante identità, riscaldata, chissà, dalla Russia se per essa tutto ciò avrà un senso.

V.V. Konechnikh (economista)

Tratto da «Stare con Putin?» (EFFEDIEFFE edizioni, 2007)

1 commento:

david santos ha detto...

Ciao Punto Zero, come và? Spero tutto bene per te. Buon lavoro. Un abbraccio e un buon fine settimana.

__________________________________________________________________________

La verità è quella che vi dicono. E poi il problema in Italia non è mai stato tanto di saperla, ma che saputala tutto resta uguale. Credete forse oggi voi di essere liberi? Votate per dieci volte l'anno gente che a volte neanche conoscete e che una volta eletta fa ciò che vuole, acciuccia e si spartisce.
Sempre comanderà un'oligarchia che vi inganna col gioco delle parti.

E allora? Dov'è povero postero il guadagno?
La dittatura è un sistema per opprimere il popolo.
La democrazia è un sistema per costringere il popolo a opprimersi da solo.

Ma ricordate: un popolo che perde la sua memoria...
_____________________________________________________________________________